Qualche anno dopo la fine della guerra arrivò nel nostro paesello una bella e minuta signorina tutta inghirlandata e “truccata” con classe, tacchi a spillo, molto signorile ed elegante nel suo sgargiante tailleur. Si esprimeva in una parlata forbita con evidente accento “alto-italiano”. Si presentò al Sindaco di allora con il proprio nome e cognome, Paola Zucchini. Veniva da un minuscolo paesino di nome Medelana, una frazione del Comune di Ostellato, in provincia di Ferrara, aveva vinto un concorso nazionale ed era stata destinata qui da noi. Era la nuova levatrice di Monteparano.
La levatrice (ostetrica), era così chiamata perché era esperta nel “levare” il neonato dal corpo della partoriente. Seguiva le donne gravide non solo al momento del parto ma anche nel corso della sua gestazione. La levatrice in qualche modo non esauriva il suo compito al momento della nascita, ma ricopriva un ruolo importante anche durante la vita del bambino. Nel nostro dialetto l’ostetrica/levatrice era chiamata “mammara” e nella Monteparano contadina dei primi anni ’50 ricopriva un ruolo quasi istituzionale insieme al Sindaco, al prete, al dottore e al farmacista.
La levatrice Paola Zucchini venne ben presto raggiunta da sua mamma Giulia, presero alloggio in un appartamentino annesso alla abitazione della famiglia di Titina Bungaro, maritata con Gianni Vallotto, allora Capo della Marina Militare. In paese si spostava con la sua proverbiale bicicletta, da cui non si distaccava mai, neppure se pioveva.
Noi ragazzi di allora, avevamo 8-9 anni, al suo passaggio le intonavamo un ritornello in voga a quei tempi, ”Ma dove vai bellezza in bicicletta, così di fretta pedalando con ardor…”. Lo facevamo più per ammirazione che per sfottò, tanto che lei, anziché mostrare risentimento nei nostri confronti, ci offriva il suo sgargiante ed incoraggiante sorriso e agitando lievemente la sua manina pareva che dicesse “Birbantelli”!
Dedicava un sorriso ed un saluto a chiunque incontrasse lungo il suo cammino e non disdegnava di informarsi sulla situazione familiare di ognuno.
Ricordo alcuni aneddoti che offrono l’idea della persona che era. Quasi quotidianamente (specie in estate) era solita incontrarsi con il dott. Bruno, il Sindaco Ciro Ante e il dott. Giacovazzo davanti alla farmacia di quest’ultimo, all’angolo di Via Trento vicino alla fontanina pubblica), dove si sganasciavano dalle risate, raccontandosi barzellette. Io adolescente li vedevo e li sentivo, postato solitamente davanti alla edicola di Norberto Raimondi, prima del mercato coperto.
Nonostante la sua età la nostra levatrice si compiaceva di intrattenersi anche con i giovani, non certo per ostentare atteggiamenti civettuoli, quanto per informarsi delle loro storie d’amore. Ricordo quando la sua esile figura si entusiasmava ogni qualvolta ci vedeva ballare dal balconcino prospiciente nel giardino di Ettore e Daniela Vallotto. A fine serata ci confidava la sua ammirazione per esserci intrattenuti con questa o quella ragazza. E come era felice quando, sempre d’estate, si ritagliava un angolino nella macchina del buon Gianni Vallotto, pur di venire al mare con tutta la famiglia. Gioiva nel vederci saltellare sulla spiaggia.
Dopo il suo pensionamento rimase a Monteparano per un po’, fino a quando non decise di tornarsene con la sua mamma al suo paese natio, dove morì negli anni ’90 portando sicuramente nel cuore il ricordo del paese che lei aveva tanto amato e che aveva definito “il più bello del mondo”.